venerdì 6 marzo 2015

[Contest EFP: Il mio titolo, la tua storia] Storia di un angelo caduto




Storia di un angelo caduto
Nessuno dei suoi simili poteva crederci, Eranthiel aveva peccato, uno dei più grandi perversioni che gli angeli avessero potuto compiere. Era inammissibile che avesse potuto unirsi con un umano, uno delle più spregevoli depravazioni che avesse mai potuto compiere.
Rimasero tutti stupiti quando la più bella e maestosa creatura compì un gesto così oscuro e deplorevole che nessuno in Cielo avrebbe mai perdonato.

«Sei pronto per ricevere la tua punizione?» L'Arcangelo incaricato di scacciare il traditore, osservava il volto di quest’ultimo, che aveva compiuto uno delle più grandi trasgressioni che esseri puri come loro potessero compiere.
Quegli occhi, così incredibilmente azzurri, talmente splendenti da essere meravigliosi quasi più dello stesso Paradiso. Com'era poteva essere possibile che dopo tutto quello, quelle iridi non mostrassero impurità? Era impossibile, completamente inammissibile, non poteva accettarlo.
«Sì!» Eranthiel lo fissava scrutando quell'essere che rimaneva sempre più inorridito dall'altro che non mostrava nessun pentimento, ma nonostante questo doveva essere punito ed era pronto a tutto per fargli assumere tutte le colpe.

Come poteva un tipo del genere non provare nessuna forma di rammarico? Se lo chiedeva mentre si avvicinava a esso attratto da quella purezza che sembrava non aver abbandonato quell'Angelo ed era infuriato per questo, voleva fargli capire la gravità del suo gesto.
Con le mani afferrò le ali, che stranamente erano rimaste bianchissime, nonostante si fosse abbandonato alla passione carnale.
“Come mai non si sono sporcate?”si chiese fra se e se accarezzandole.
Erano morbide e soffici come tutte quelle dei loro simili, comprese le proprie, ma quelle di Eranthiel erano più grandi e maestose di chiunque altro, anche di più degli Arcangeli stessi.
Le sfiorava, toccava, con delicatezza mentre era travolto da una strana voglia, sì lui un Arcangelo stava desiderando un trasgressore, ma dentro di se voleva avere quella purezza, farla sua e sottometterla alla propria potenza. Non poteva accettare una cosa simile, non da un tipo che aveva tradito i suoi compagni.
La furia lo travolse, voleva distruggerlo, schiacciarlo, prima che fosse troppo e facesse la stessa fine di Eranthiel, così dopo quello scatto d’ira impulsivo, staccò con tutta la propria forza quelle ali gigantesche.
Non si sarebbe mai aspettato che potesse rimanere in silenzio, non aveva emesso nessun suono, nemmeno un gemito di dolore era uscito da quella bocca, nonostante quella fosse la più atroce sofferenza che un Angelo potesse mai provare.

Era furioso, ancora di più di quanto lo fosse poco prima, com'era possibile che nonostante tutto quello stesse per subire, non si abbassava ai propri piedi, non implorava il perdono, per quale motivo rimaneva fiero e composto, era davvero tanto orgoglioso del peccato che aveva compiuto? Tutto questo era inaccettabile, ma era ancora più intollerabile che lui stesse provando attrazione per quella sua forza, sempre di più, ogni istante di vicinanza, ma non si sarebbe mai abbassato ai suoi livelli, non avrebbe mai ceduto alla tentazione della carne.
Lo scortava per ogni angolo del paradiso tendendo in bella vista le ali gorgoglianti di sangue, di cui le gocce si poggiavano su quelle nubi, tanto soffici e splendenti, sporcandole e impregnandole di rosso acceso, un colore che avrebbe segnato per sempre quel passaggio.
«Che questa posa sere una lezione per tutti voi!» urlava con furore mostrando a tutti gli abitanti del Paradiso a quale punizione sarebbero andati in contro se, come Eranthiel, si fossero lasciati sopraffare dalla perdizione, ma un modo di auto convincersi se stesso per non assecondare quel suo desiderio. «Chiunque tradirà il paradiso gesto riceverà la stessa sorte!»


Lo condusse fino ai confini del paradiso, di cui solo agli Arcangeli come lui era concesso oltrepassare e nessuno poteva nemmeno avvicinarsi senza un permesso di questi ultimi, che veniva concesso solo in casi unici.
«Perché hai rinunciato a tutto questo? Questa vita non ti bastava?» continuava a fissarlo in quelle stupende iridi che in quel momento fecero aumentare a dismisura quella sua crescente tentazione.
«Vita?» La risata calorosa di Eranthiel riecheggiava per l'intero Creato, non riusciva a non trovare esilarante l'affermazione dell'Arcangelo. «Questa non è vita, il Paradiso è una gabbia, smisurata, immensa, ma nessuno è realmente libero.»
«Blasfemia!» Non poteva credere alle proprie orecchie, quelle parole erano un'eresia e non poteva immaginare che le avesse pronunciare.
«Se fossimo stati liberi, non saremmo costretti a vivere rinchiusi qui.»
«Sei solo un eretico!»
«Voi non potreste mai capire.» Sorrideva, come poteva sfoggiare un'espressione così rilassata in un momento come quello? Voleva capire, essere nella sua mente per comprendere quali fossero quei pensieri. «Io voglio vivere come gli umani, desidero avere la loro libertà che qui non potrò mai ottenere.»
«Come puoi volere qualcosa di simile?! » «Come puoi voler abbandonare il benessere che regna qui in Cielo?!» Desiderava conoscere quelle motivazioni, quale individuo sano di mente abbandonerebbe la beatitudine per vivere in un luogo pieno di oscurità e perversione? « Dimmelo!»
«Siete sicuro di volerlo sapere?» Sussurrò quella domanda all'orecchio dell'altro.
Come poteva quella voce essere così melodiosa? Quel suono era la cosa più incantevole che avesse mai sentito, sperava quasi che Eranthiel non fosse mai sceso nel mondo Umano e che non fosse mai stato sedotto da quell’uomo, voleva averla per se, per l’eternità, in modo da poter ascoltare per sempre quel suono tanto incantevole.
Le lebbra del traditore iniziarono ad avvicinarsi sempre di più alle proprie, era come incantato da esse, stavano suscitano in lui una tentazione così forte che non riuscì a sopprimere quel desiderio accogliendole sulle proprie.
«Questa è la libertà che sto rincorrendo.» sussurrò a quell'orecchio per l'ultima volta per poi gettarsi nel vuoto assoluto.

Sto cadendo.
Non n'importa.
Sto precipitando.
Mi sta bene così.
Sto abbondando il Cielo,
Rinunciando all'eternità.
Sarò finalmente libero.
Addio

L'Arcangelo per i vent’anni successivi aveva continuato a spargere quella storia facendola conoscere a tutte le anime presenti in Paradiso.
Raccontava di come Eranthiel fosse talmente casto che nemmeno l'immoralità era riuscita a sporcare quella purezza.
Era stato e per sempre rimarrà il più maestoso essere che il Paradiso avesse mai conosciuto e avrebbe continuato a narrare storia di quell'angelo che aveva scelto di cadere per ottenere la libertà.
«Adesso sei felice Eranthiel? »

NOTE

Avevo sempre voluto scrivere una storia con protagonista un Angelo ed ho colto l'occasione ma non penso di aver utilizzato bene il titolo da me scelto.

Ero indecisa sul rating, ma alla fine ho optato per l’arancione

Qui trovate il font del titolo http://www.dafont.com/it/daniel.font
Questo è il linl del contest http://freeforumzone.leonardo.it/d/11013812/Il-mio-titolo-la-tua-storia/discussione.aspx

sabato 21 febbraio 2015

Ai piedi dell'albero scro


Una lacrima, due lacrime, tre lacrime, una pioggia di lacrime scivolava dagli occhi di Inuyasha finendo sulle radici dell’albero Sacro, che piangeva in silenzio senza singhiozzare.
Inuyasha aveva perso tutti i suoi compagni, morti per un incendio al villaggio, solo lui era sopravvissuto, solo lui era rimasto in vita, non era riuscito a difendere nessuno, Kagome, Sango, Shippo, Miroku.
Sotto l’albero sacro gli riaffiorarono tutti i ricordi vissuti insieme, tutti i pranzi, le avventure, i litigi, Questi ricordi erano in continuo movimento nella testa, e ogni singolo frammento, gli provocava una ferita al  cuore, una profonda ferita al cuore ed il senso di colpa era padrone dei suoi pensieri, lui non era riuscito a difendere nessuno.
La luna quel giorno non era visibile nel cielo essendo un giorno di novilunio, sapeva cosa significava, Inuyasha sapeva che ora era umano, la cosa che più detestava in assoluto, perdere il sangue umano, lo rendeva più debole, una debolezza che lo faceva arrabbiare, ma non questa volta, non quel giorno, non durante la sua disperazione, una forte e profonda disperazione.
Il suo cuore era pieno di dolore, come avrebbe potuto dissolverlo? Era possibile farlo? Forse solo la sua morte avrebbe potuto placarlo, ma aveva ancora un obiettivo, uccidere Naraku, compire le vendette dei suoi amici, aveva deciso di ucciderlo per loro, ma il suo cuore in quel momento era ancora a pezzi, e non sarebbe riuscito a distruggerli.
Una strana forza demoniaca s’iniziò a sentire nell’aria, la sentiva, anche se ora era umano, perché quella forza era scaturita da lui, suo fratello Sesshomaru , che a differenza di lui era un demone completo.
Inuyasha non voleva farsi vedere in questo stato, non da lui, la persona che più odiava dopo Naraku, pensava che avrebbe approfittato della situazione per rubare Tessaiga, ma non lo fece, anzi Sesshomaru si sedette al fianco del fratello e lo abbraccio.
«Inuyasha, non posso capire il dolore che provi, ma voglio restare al tuo fianco» disse sussurrando queste parole nelle orecchie di Inuyasha.
Con stupore Inuyasha restò abbracciato al corpo di Sesshomaru, piangendo sulla sua spalla.
Sesshomaru iniziò a sfiorare la nuca del fratello, prendendo una ciocca di capelli neri e l’annusò.
«il tuo odore umano è davvero delizioso» disse Sesshomaru con altro stupore di Inuyasha.
«Sesshomaru …» disse Inuyasha restando ancora attaccato a suo fratello.
«Che c’è? Inuyasha?» chiese dolcemente Sesshomaru
«Come mai ti stai comportando così? Tu non mi odiavi?» domandò Inuyasha restando abbracciato e continuando a piangere.
«Ti ho odiato, perché eri figlio di mio padre, che ti ha dato la sua spada più potente, ti ho odiato perché eri mio fratello, ti ho odiato perché eri figlio di un umano, ti ho odiato perché avevi sangue demoniaco, il mio stesso sangue… ti ho odiato perché ti eri innamorato di un’umana, ti ho odiato perché non avresti mai potuto, essere mio, ti ho odiato, ma nonostante queste, ti ho amato e ti amo ancora.>>
Inuyasha non riusciva a credere alle parole di Sesshomaru, quella era una dichiarazione bella e buona, una dichiarazione ricevuta da suo fratello. Com’era, possibile che suo fratello provasse questo sentimento, d'altronde lui era suo fratello, condividevano lo stesso sangue demoniaco.
«Inuyasha, non te l’ho mai detto prima perché ero convinto che tu fossi innamorato ancora di Kikyo, e poi è arrivata quella ragazza Kagome, io ti ho odiato perché non ti eri innamorato di me, perché il tuo cuore era di altre persone e non mio.» disse Sesshomaru mentre stringeva Inuyasha fra le sue braccia «Inuyasha, ora tu sei… un umano, non condividi il sangue di mio padre, sei umano, oggi non sei mio fratello, » disse mentre lo stringeva di più
«Che cosa vuoi dire… » disse Inuyasha con stupore
«Questo!»
Sesshomaru con delicatezza spostò il viso di Inuyasha incrociando il suo sguardo, restando a fissarlo per degli instanti interminabili. Con un dito giocherellava con i lineamenti del viso, sfiorando gli zigomi degli occhi, il naso, le guance, lasciando per ultimo le sue labbra, poi prese le guance nelle sue mani, e con delicatezza, avvicinò le labbra a quelle del fratello, finché non erano in contatto.
Inuyasha capì quello che stava succedendo, anche se era suo fratello, senza spere il come e il perché, ricambiò quel bacio, e con sempre più passione si trovarono nudi sotto l’albero sacro.
La notte ormai era passata e il sole era già altro nel cielo, non c’era nemmeno una nuvola, gli uccelli cinguettavano e il risveglio di Inuyasha non fu per niente duro, al suo fianco Sesshomaru stava ancora dormendo, i due avevano peccato, erano fratelli, anche se condividevano lo stesso sangue, non gli era sembrato giusto, anche perché da poco aveva perso gli amici, ma quei gestì, da dolcezza di Sesshomaru in fondo gli avevano fatto bene, la depressione era sparita, e lui ora vedeva solo un volto nella sua mente, quello del fratello, il suo nuovo amore.